Val Grande

L'area selvaggia più vasta d'Europa

Il Parco Nazionale della Val Grande rappresenta l'area selvaggia più vasta d'Italia ma anche museo all'aperto della passata civiltà alpina. L'abbandono di alpeggi e della pratica del disboscamento ha significato il ritorno alla wilderness: la natura diventa padrona. Ricchezza e varietà della vegetazione sono una delle attrattive maggiori, con boscaglie impenetrabili e flora "coloratissima". Un Parco con molti segreti: timidi animali, valloni scoscesi e dirupati, acque limpidissime in gole difese da grandi pareti strapiombanti e panorami suggestivi dal Monte Rosa al Lago Maggiore.
La Corte di Cavnè è il punto di partenza ideale per partire alla scoperta della Val Grande.

Piancavallone

Partenza da Cappella Fina

Il Pian Cavallone è un'immagine stupenda: 400 m di pianura in montagna ad oltre 1500 m di quota, una distesa d'erba verde a cavallo tra Val Pogallo e Intrasca; sguardi aperti sul lago e, a settentrione, le montagne della Val Grande. Qui è presente anche il rifugio più significativo delle montagne verbanesi, costruito nel 1882 dalla sezione Verbano Intra del CAI.
Alle spalle della cappella (rustico edificio in pietra con spazio coperto) si imbocca l'ampia pista che entra nel bosco e si lascia a destra la pista per Cappella Porta. La pista diventa un buon sentiero che percorre le pendici orientali del Pizzo Pernice per salire all'ampia sella di Pian la Carica (1401 m; cartelli indicatori); a sinistra si scende al bivacco di Curgei, mentre a destra si va al Pian Cavallone. Si sale per ampi prati direttamente sulla dorsale oppure sulla destra; da una successiva sella si raggiunge il vecchio albergo e la cappella del Pian Cavallone. Il rifugio è vicino, incollato alla montagna che guarda i laghi.

Pogallo e Cicogna

Pogallo è un ampio terrazzo pianeggiante ed esposto al sole, centro dell'omonima valle (molto aspra e selvaggia) che costituisce il ventricolo destro del Parco Nazionale. Pogallo era il grande corte lungo i percorsi di transumanza per gli alpeggi dell'alta valle (Cavrua, Baldesaut, Valle, Busarasca, Pian di Boit). Pogallo è anche conosciuta per 2 avvenimenti: il grande disboscamento epocale dell'inizio del Novecento e il "Rastrellamento" del giugno del 1944. All'ingresso di Cicogna, sulla curva che porta in paese, si imbocca un'ampia stradina che entra in falsopiano nella valle. La mulattiera lastricata percorre il versante occidentale del Monte Spigo e ne segue la complessa orografia incisa da valloni coperti da boschi di latifoglie (castagni, frassini e querce). Si procede abbassandosi progressivamente verso il torrente Pogallo (la stradina rimane comunque a un centinaio di metri sull' alveo). Nel punto più basso del percorso si incontra un ponte che, alto sul torrente, permette di attraversarlo di fronte ad una bella cascata. Non si scende dal ponte, ma la strada continua a seguire le rughe della montagna correndo alta rispetto al Pogallo. Dopo numerosi saliscendi, si riprende lentamente quota per arrivare al piano soleggiato di Pogallo (778 m).

Motta d'Aurelio e Rugno

Partenza da Cossogno

La Motta d'Aurelio è un'ampia conca di origine morenica posta a ridosso della Colma di Cossogno, sulle prealpi verbanesi. La si può raggiungere partendo sia da Cossogno che da Miazzina, seguendo gli antichi sentieri percorsi per secoli da generazioni di pastori.
Ognuno di questi itinerari permette di immergersi nel verde dei boschi attraversando pascoli abbandonati e caratteristici alpeggi, sempre con la possibilità di volgere lo sguardo su affascinanti panorami con di fronte il Lago Maggiore, i lontani laghi varesini a far da confine con la pianura e alle spalle i monti dirupati della selvaggia Val Grande con il Pedum, cuore e simbolo della valle.
L'itinerario che parte da Cossogno è segnalato con cartelli e segnavia bianco-rosso. Parte lungo la strada che, poco prima della piazza, conduce all'oratorio seicentesco d'Inoca. Si raggiunge in poco meno di un'ora Rugno, dal quale poi si sale alla Motta d'Aurelio.